Non è più Domenica: storia di una domenica senza calcio
Fine anni ’90, Domenica ore 14. Il pendolino di Mosca pronostica il risultato finale del posticipo serale, poi si gira su “Quelli che il calcio” e iniziano i collegamenti con i campi: Peter Van Wood, Paolo Brosio, Anna Falchi, Carlo Sassi, Tonino Carino
Alle 14.55 parte “A taste of honey” di Herb Alpert, la sigla di “Tutto il Calcio minuto per minuto” e comincia la girandola radiofonica dai campi collegati. Quante emozioni con la radiocronaca che si interrompe e il boato di uno stadio che speri possa essere quello della tua squadra.
Ore 18, Jack Trombey con “Pancho” ci dice che è giunto il momento più atteso: i servizi con i goal.
Da Bari a Udine, da Napoli a Bergamo, da Parma a Lecce con i giornalisti chiusi negli studi mobili a commentare la partita.
Dopo i goal è il turno di Oscar Prudente con “Stadium” e gli approfondimenti di “Domenica Sprint”.
Dal '93 poi subentra anche il posticipo serale, il dubbio è: dove vedo prima i goal? “Domenica Sportiva” o “Controcampo”?
Parte “Dribbling” di Piero Umiliani e già immagino le riprese in notturna con la nebbia e i fumogeni. Domenica è già finita e non vedo l’ora che arrivi la prossima per emozionarmi sulle gesta dei campioni tanto lontani ma anche tanto vicini. Come diceva Pasolini, “il Capocannoniere è il miglior poeta dell’anno” e in quegli anni era pieno di poeti che ti facevano innamorare delle loro opere.
2020. Domenica 9 Febbraio. Il pendolino di Mosca non c’è più e, a parte “A taste of Honey”, le sigle sono scomparse, travolte dall’avvento della pay tv. I goal si vedono subito e quante volte ci pare. Si gioca dal venerdì al lunedì e i poeti del calcio non scrivono più per il pubblico, si limitano ad accrescere la propria fama ed il proprio conto in banca.
È così da anni ed è anche per questo che ho deciso di deviare la mia passione calcistica sulla panchina… lì mi sento a mio agio e ritrovo l'amore per il calcio. Urlo, sbraito, mi dispero, esulto, scherzo e questo capita ogni fine settimana da circa 7 anni.
Ma oggi no. I campionati delle mie squadre sono fermi e riposano tutti: gli under 16, la femminile, la scuola calcio. Non c’è neanche la partita goliardica in famiglia. Non c’è il pranzo tutti insieme.
“Mi prendo un fine settimana libero” ho detto venerdì. Ma libero da cosa? Cosa c’è di più bello e libero di una partita di calcio? Non voglio più liberare le mie domeniche e i miei sabato, non me ne voglia nessuno, ma questa è la mia malattia… e non ho intenzione di curarmi!